“Non
è così importante cosa si fotografa, - mi dice Bruno, girando
attorno ad una pianta per coglierne la personalità da ogni
direzione – ma come lo si fotografa”. E questa, a mio parere,
è la più grande lezione da trarre da questo libro. In un mondo
in cui sembra valere di più chi può ritrarre terre lontane, in
un mondo in cui assistiamo all’inflazione di certi soggetti più
‘spendibili’, la pubblicazione di uno stupendo elogio all’Arcipelago
Verde in ogni stagione (valida alternativa alle rinomate spiagge),
realizzato a due passi dalla propria casa, dovrebbe insegnare
molte cose. C’era dunque bisogno di questo libro? La risposta è
sì, serviva.
Dalla
Prefazione di Marco Colombo
Ci
sono isole di verde. Sparse. In qualche modo trascurate e
dimenticate. Faticosamente sottratte alla stupidità.
Costituiscono un Arcipelago Verde entro il quale la navigazione è
affascinante e densa di sorprese e di ostacoli. È un universo nel
quale ci si può perdere dimenticando i dettagli dell’altro
universo, più cialtrone e luccicante, in cui di tanto in tanto si
deve pur ritornare. Al suo interno foglie, rami, fiori e non
fiori. Bestie, grandi, piccole, bizzarre. Roba che vola, che
striscia o che salta; che mormora, spunta, fiorisce e sfiorisce e,
soprattutto… che si nasconde.
Bruno
Manunza
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