“Il
nostro viaggio fotografico inizia nei pressi del confine con la
Svizzera e seguirà virtualmente le principali vie d’acqua del
Varesotto, accompagnando il lettore dove natura e civiltà hanno
saputo convivere in buona armonia. La provincia di Varese è
ancora ricca di importanti lembi di verde che, grazie alla loro
ubicazione, si sono conservati intatti, non essendo mai stati
oggetto di interventi incompatibili con la tutela dell’ambiente.
D’altro canto nella nostra Provincia sono compresi altri angoli
di verde che, paradossalmente, hanno mantenuto la loro valenza
ecologica solo grazie al costante intervento dell’uomo e che
oggi, a causa dell’abbandono delle località rurali e di
discutibili politiche di gestione del territorio, rischiano il
collasso. Persino in una delle province più urbanizzate d’Europa,
la natura ha saputo trovare le sue nicchie. Parchi e aree protette
preservano specie rare di animali e fiori altrove estinti. Anche
nelle grandi città del Varesotto vengono conservati apprezzabili
polmoni di verde nei parchi pubblici, già vecchie ville
padronali, con i loro esuberanti giardini di rilevante interesse
naturalistico; esempi di grande sensibilità e lungimiranza da
parte delle generazioni che ci hanno preceduto.”
Luigi
Meroni – Sergio Luzzini
“La
natura si salva da se stessa. Trova nei profili di roccia, nelle
foreste impenetrabili, nelle gole sferzate dal vento il carattere
solitario e fiero capace di combattere l’avanzata dell’uomo e
delle macchine, il cicaleccio della folla e l’ustione sonora dei
motori. La natura si è sempre autodifesa, conoscendo il segreto
di una vita lunga e pura, fatata, improntata alla semplicità del
trascorrere dei giorni, all’alternarsi di luce e buio, caldo e
freddo, e giocando con i colori e i profumi, inventando
trabocchetti di ombre e profili.
Ognuno di noi, se lo vuole, se desidera cioè lasciarsi alle
spalle buona parte dell’inutile fardello quotidiano, può
incominciare di nuovo ad avvicinarsi ai suoi segreti, con l’umiltà
del pellegrino e la curiosità del gatto. Un’opera di
ricostruzione dello spirito, e del corpo, lunga e difficoltosa,
una rieducazione che passa dall’apprendimento di un linguaggio e
di una cultura, quella del rispetto, che l’uomo schiavo di una
tecnologia aggressiva e livellatrice va via via perdendo, assieme
alla capacità di comunicare.
L’articolato viaggio attraverso laghi e pianure, colline e
montagne, boschi e prati di una provincia ancora in parte intatta,
vuole essere un invito a osservare, a capire ciò che da sempre ha
raggiunto una perfezione intangibile, commovente, lontana dagli
sferraglianti tentativi dell’uomo di avvicinarsi a Dio.
Un invito a riprendere quella comunicazione interiore che chi è
venuto prima di noi sapeva allacciare con il mondo circostante,
con la terra e il cielo, gli animali e gli alberi, captandone gli
impercettibili segnali, l’accento di un mistero assai più
grande e insondabile. Salutare le nuvole al di là di una cresta,
spiare la danza nuziale dei galli forcelli nelle radure digradanti
verso il lago, ascoltare il richiamo dell’allocco è un
privilegio di cui dovremmo andare fieri, in un’epoca in cui la
velocità e la superficialità impediscono ai sentimenti di
erompere come fa il canto della capinera tra i noccioli.
Il Varesotto è un territorio fortunato, di rara varietà di
ambienti, dall’alpino al collinare, dalla palude alla brughiera,
fino alla pianura coltivata e molto del fascino che meravigliò i
viaggiatori stranieri del Grand Tour rimane tuttora, specialmente
nel nord della Provincia, ricco di valli e montagne in parte
selvagge, di fauna e flora preziose e di interessanti
testimonianze delle passate civiltà.”
Mario
Chiodetti
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