"Coerentemente
con il mio approccio, e diversamente da molti miei colleghi, non
mi sono specializzato in un genere preciso, e non amo i tecnicismi
esasperati. Vivo la fotografia come esperienza di armonia con
l'ambiente. Mi piace sentirmi parte del 'tutto', attingere a
questa fonte inesauribile di bellezza ponendomi di fronte alla
moltitudine di esseri e scenari come un loro pari, con l'umiltà
di chi attribuisce la medesima importanza e dignità ad ogni
manifestazione della vita naturale. La tecnica e l'esperienza sul
campo sono solo i mezzi, gli strumenti tramite i quali arrivare a
sgravarsi di questo fardello emotivo, e come tali necessari ed
importanti, a modo loro, ma non al punto da rivestire un interesse
di per se stessi, ai miei occhi; sono come gli attrezzi
dell'artigiano, il quale li conosce a menadito, ma li maneggia con
noncuranza, automaticamente. E sicuramente all'artigianato la
fotografia naturalistica assomiglia, col suo corredo di accessori
ed attrezzature a volte complesse, eccentriche e curiose, con la
necessità di operare all'aperto e la manualità esasperata che a
volte ciò comporta."
(dalla
Presentazione dell'Autore)
Recensioni
Le
forme incerte (da "Panda", n. 10, ottobre 2005)
Le
onde del vento, i riflessi della rugiada del mattino: in questo
volume troverete immagini di questo tipo… pura poesia. Il
fotografo Vitantonio Dell'Orto, vincitore del 1° Gran Premio
Italiano di Fotografia Naturalistica, parla al cuore del lettore
per fargli esplorare un "nuovo mondo". Con notazioni di
tecnica fotografica, che lo arricchiscono e consigli utili per
realizzare delle foto in determinate condizioni atmosferiche e
temporali. Il libro fa parte di una collezione "Fotografi per
Natura" che dà spazio ai migliori fotonaturalisti italiani.
Il nostro invito perciò è quello di curiosare tra gli altri
volumi di questa raccolta per migliorare la propria tecnica o
semplicemente per ammirare e amare la natura con "occhi
diversi".
La
natura in foto (da "Natural Nord Ovest", gennaio 2003)
"Fotografare
la natura, mi ha consentito di andare oltre, di forare il
diaframma che mi separava dalla terra e che mi avvolgeva come un
bozzolo, ottundendo le mie capacità di vedere, ma soprattutto di
sentire con l'anima, di ascoltare lo spirito delle cose".
Così si "autofotografa" Vitantonio Dell'Orto, che ha
lasciato il suo lavoro dietro la scrivania per spaziare oltre gli
angusti spazi dell'ufficio, per intraprendere una nuova
professione. La passione che lo contraddistingue e lo esalta, gli
ha consentito di ritagliarsi un ampio spazio nel variegato mondo
dei grandi. Ha vinto premi importanti, ma i riconoscimenti sono
serviti unicamente a stimolarlo ulteriormente. Le forme
incerte,
il primo volume di una collezione che si amplierà con il
trascorrere degli anni, è realmente una galleria
fotonaturalistica in cui il lettore trova momenti di riflessione.
Osservando le belle immagini si scopre una natura diversa, capace
di trasformarsi in poesia nel volgere di poche ore. Il grande
laboratorio della natura ha sempre in serbo grandi sorprese.
Prendiamo ad esempio gli stiletti di ghiaccio che ricoprono la
superficie dell'acqua durante il disgelo. Un fotogramma passato
inosservato per anni davanti ai nostri occhi. Ha ragione Dell'Orto
quando scrive: "L'approccio alle forme della natura mi ha
fatto scoprire la struttura intima del mondo attraverso un
contatto diretto e non mediato dagli artifici e dalla società
umana, un semplice rapporto di confronto con le fattezze
dell'armonia, e con le riflessioni che questa relazione
suscita". Un libro di fotografie "diverso" che
evidenzia "forme" e sfumature che solo la natura può
regalare. L'abitudine, la leggerezza, l'insofferenza divenuti
compagni inseparabili della nostra vita, emergono dirompenti
osservando l'altra faccia del mondo che ci circonda. La macchina
fotografica nella mani di Dell'Orto si è trasformata in un
pennello o spatola del pittore evidenziando luci, ombre e colori
irripetibili. Ogni scatto dà una dimensione diversa dell'ambiente
bistrattato dall'uomo. "Quello che so per certo è che io
come altri - sostiene il fotografo - pur non credente, posso ancor
oggi vivere la profonda spiritualità dei luoghi, delle atmosfere,
delle montagne come ventri sacri e dei boschi come chiese".
Le
forme incerte (da "inalto.com",
2003)
Recensione
di Maurizio Bergamini
Paradossalmente:
cosa c'è di più incerto della realtà? Già nell'antica Grecia
il filosofo Eraclito aveva sottolineato come tutto scorre, tutto
si muove, tutto cambia forma, sia pure con tempi e modalità
diverse. Nel XXI secolo ciò potrebbe costituire un vero problema
per chi ha scelto il mestiere di fotografo: fermare per sempre un
attimo di realtà o fingere che esista una sua immutabilità di
fondo da rappresentare? «La fotografia permette di congelare
l'istante, di evidenziare le cose invisibili celate nel visibile,
nell'azione repentina e fuggente, frazionando il tempo e bloccando
attimi altrimenti così veloci da essere inafferrabili per
l'occhio umano». Ma per ridare piena vitalità ad un'immagine
occorre qualcosa di più: il movimento.
Vitantonio
Dell'Orto apre il suo libro di fotografia naturalistica (campo in
cui - ricordiamo - è apprezzato e premiato professionista)
proprio con delle foto di movimento e di grande suggestione: «Il
mosso evidenzia sfumature e strutture che la visione diretta non
è in grado di apprezzare». Di che colore sono i larici in
autunno riflessi in un torrente svizzero? Che forme assumono gli
aghi di ghiaccio che al disgelo increspano l'acqua dei laghi
norvegesi? Com'è l'attimo fuggente in cui scorgiamo due lupi
giocare nei boschi della Baviera? Sono tutte forme che esistono
per un attimo e poi mutano e scompaiono: non meritano la beffa di
essere colte con gli artifizi tecnologici misurati in centesimi di
secondo. Se guardiamo queste fotografie volutamente
"mosse" con gli occhi del cuore potremo non solo
scoprire la forza di certe immagini, ma anche "sentirne"
i rumori, gli odori... Sono degli istanti forzatamente immobili perché
sulla carta, ma che noi possiamo riaccendere e rigodere nel nostro
intimo, non con la passività tipica della cinematografia, ma con
la partecipazione attiva dei nostri sensi e della nostra fantasia.
Naturalmente
non tutto il libro è dedicato alla fotografia di movimento. Molte
stupende immagini concettualmente più tradizionali sottolineano
quello che è il percorso interiore dell'autore, che, pur
dichiarandosi non credente in una delle religioni
"istituzionali", non può non inchinarsi allo spettacolo
della Natura. «Quello che so per certo è che io come altri, pur
non credente, posso ancor oggi vivere la profonda spiritualità
dei luoghi, delle atmosfere, delle montagne come ventri sacri e
dei boschi come chiese».
La
Natura tocca le corde della sensibilità e commuove il suo
spettatore con la sua semplicità e maestosità riunite: una tela
di ragno imperlata di rugiada come una preziosa collana o una
foresta a stento perforata dai raggi del sole. «Se definiamo
"fede" l'amore e la fiducia incondizionati, allora è la
fede nella Natura la via per essere nel giusto rapporto con essa,
l'abbandono alle sue leggi e il rispetto a priori per ogni cosa
che ne discenda».
Chi
scrive questa recensione è invece credente, ma non può che
rallegrarsi di fronte a certe riflessioni che inducono ad una
parziale unione di anime. Resta, per me, da compiere il grande
balzo: salire sulla personale montagna spirituale più alta,
contemplare quella Natura che tanto ci muove il cuore e rispondere
alla fatidica domanda: "chi ha creato tutto ciò?". (Poi
bisognerà anche domandarsi il perchè, ma questa è ancora
un'altra questione...)
L'autore
ha fermato i passi di lillipuziani alpinisti su un ghiacciaio
norvegese e li ha accostati alle impronte sulla sabbia e sulla
neve lasciate da timidi volatili. Prima che la sabbia o la neve
cancellino sia le impronte che chi le ha lasciate, sarebbe un bene
per ognuno di noi il prendersi il tempo di osservare e meditare le
"forme incerte" che ci circondano.
Le
forme incerte (da "Oasis",
n. 147, aprile 2002)
Una
fitta nebbia tratteggia la silhouette di una cicogna in attesa sul
suo nido. Nella Lapponia svedese, la luce del tramonto dipinge gli
steli di una pianta acquatica. Una fila di eleganti arabeschi è
l'unico segno del passaggio della pernice bianca nordica. Sono
queste immagini, e tante altre ugualmente suggestive, raccolte nel
volume fotografico Le forme incerte, edito da Pubblinova Edizioni
Negri.
Con
quest'opera, Vitantonio Dell'Orto ha dato prova di sapere
osservare la natura con occhio attento e sensibile. Il percorso
fotografico seguito dall'autore è la ricerca delle manifestazioni
transitorie ed effimere della natura: le forme incerte, appunto,
che Vitantonio Dell'Orto definisce "le forme in cui si
manifesta la discontinuità, tutto quello che è transitorio e
mutevole". Lo scorrere dell'acqua, le tracce di animali, il
disegno della luce, le forme della sabbia, del ghiaccio, della
vegetazione: immagini che mostrano, con affinata sensibilità, la
fuggevole bellezza della natura.
Il
messaggio che si coglie sfogliando le pagine di questo volume,
risultato di anni di paziente lavoro, è che la natura è generosa
di "forme incerte", basta saper fermarsi e osservare.
Le
forme incerte (da "Fotografia
Reflex", marzo 2002)
Questo
volume inaugura una collana di libri che ospita i migliori
fotonaturalisti italiani: praticamente un'iniziativa unica nel
panorama di questo settore. E già questo è un grande punto di
merito per la Pubblinova Edizioni Negri. Per inaugurare la serie
è stato chiamato Vitantonio Dell'Orto, fotografo e scrittore,
tiene corsi di fotografia naturalistica, ha ottenuto moltissimi
premi in concorsi fotografici nazionali ed internazionali. Ma,
attenzione, è uno di quei fotografi che non si montano la testa
e, quindi, si presentano sempre in punta di piedi, con garbo. E
qui il merito tutto suo. Le forme incerte è quindi un suo omaggio
allo spettacolo quotidiano della natura ripreso in tanti anni di
ricerche fotografiche, di appostamenti, di viaggi, di alzatacce
all'alba, di ritorni a casa a notte fonda. "Questo è il mio
primo libro - scrive nella presentazione l'autore - ed è
un'esperienza strana e sottilmente inquietante parlare per
iscritto a centinaia di paia di occhi circondati da visi che non
conosco e che probabilmente non conoscerò mai, ma che mi
giudicheranno attraverso le fotografie".
Curiosi?
Intanto, chi volesse far la conoscenza con Dell'Orto può andarlo
a trovare sul suo sito Internet all'indirizzo exuviaphoto.com.
Le
forme incerte (da "Asferico",
n. 8, dicembre 2001)
Le
forme incerte non è semplicemente un volume di fotografia
naturalistica, ma un libro di fotografia tout court. Le immagini
seguono un percorso estetico che esplora il tema del transitorio
nelle cose della natura, quindi il movimento, i passaggi di stato,
le forme fugaci, mutevoli, "incerte" appunto, e lo fa
attraverso soggetti a volte distanti dalla nostra realtà, a volte
alla portata dell'esperienza quotidiana, ma in ogni caso ritratti
con occhio pulito e partecipe, e con grande intensità. Il testo a
fronte, una sorta di monologo in prima persona che sviluppa il
tema, è spunto di interessanti riflessioni ed accompagna con
sincronismo lo scorrere delle fotografie. Quello che ne risulta è
un libro di grande fascino, un'ottima sintesi di tecnica e
sensibilità godibile su più livelli. Non manca una concisa ma
completa sezione di note tecniche sulla realizzazione degli scatti
proposti. Il volume è snello, ben stampato e dalla grafica
semplice ma lineare ed efficace, come si conviene ad una
pubblicazione che ha l'immagine come protagonista.
Il
titolo è il primo di una collana, denominata "Fotografi
per natura", che già dal titolo dichiara l'ambizione di
ospitare i migliori fotonaturalisti italiani attraverso opere
snelle e coerenti che ne propongano in maniera unitaria le
principali qualità stilistiche e tecniche. L'intento è di
offrire un prodotto di qualità e di contribuire a diffondere la
cultura fotografica e naturalistica in Italia. Non possiamo che
unirci a questo auspicio, viste le carenze del nostro paese in
questo campo, e, a giudicare dall'esordio, questa iniziativa
sembra avere le carte in regola per provarci. Nella stessa collana
è disponibile il titolo Acque di
Riccardo Oggioni.
L'autore
è fotografo e scrittore di natura a tempo pieno, nonché
vincitore del 1° Premio Italiano di Fotografia Naturalistica
organizzato dalla rivista "Oasis";
ha pubblicato articoli su "Oasis",
oltre che su "Asferico"
e "Nadir.it",
la prima rivista italiana telematica di fotografia; insieme alla Società
Italiana di Caccia Fotografica, di cui è membro, ha
pubblicato nei volumi La magia della natura
e nel recente Magie di natura - portfolio 2.
Le
forme incerte (da "Nadir
Magazine", dicembre 2001)
Un
modo nuovo di accostarsi alla Natura, ma con le indispensabili
curiosità, sensibilità ed umiltà.
Recensione
di Rino Giardiello
Conosco
ed ammiro da anni le ottime fotografie naturalistiche di Vito,
sempre ineccepibili ed affascinanti (motivo per il quale hanno
ricevuto numerosi riconoscimenti e sono state pubblicate sulle
migliori riviste del settore), ma non avevo mai visto questa serie
un po' meno legata alla caccia fotografica. Sembra nata quasi per
gioco o da una riflessione interiore, magari maturata durante i
tanti viaggi o le lunghe ore di attesa in un capanno: mentre
l'occhio vigila, la mente si sofferma sulle forme del paesaggio,
sulle simmetrie e le asimmetrie che la Natura elabora in maniera
spontanea, sugli accostamenti dei colori, sulla semplice armonia
priva di qualsiasi artificio.
Le
forme in cui si manifesta la discontinuità, tutto quello che è
transitorio e mutevole, sono quelle che Vito ha definito le
"forme incerte", proprio per il loro carattere di
precarietà, nello spazio o nel tempo. Ed è così semplice e a
portata di mano questo tipo di esperienza, il contatto con
l'ambiente naturale e con la molteplicità di entità, di forme,
colori e sensazioni che basta uscire e passeggiare lungo un fiume
o un torrente per trovare infinite splendide occasioni
fotografiche. Non c'è bisogno di arrivare in Norvegia per
trovarle: basta saper approfittare anche della gita domenicale, ma
guardando le cose con occhi attenti e curiosi. Quando ci si riesce
a fermare davvero, e non solo fisicamente, è possibile finalmente
"vedere" le cose nel loro animarsi: lo scorrere
dell'acqua, il passaggio delle nuvole, il passo lesto di un
insetto… La mente può vagare e rincorrere quelle costruzioni
ideali, da cui scaturiscono le riflessioni che vengono
dall'osservazione delle forme naturali e la parola
"contemplazione" trova finalmente una dimensione reale.
Sono i momenti in cui Vito sente di essere privilegiato, non tanto
perché ha il tempo e la possibilità di sperimentare queste
sensazioni, quanto per avere avuto in dono dalla sorte la
sensibilità per farlo.
Scrive
Vito: "Ciò che però mi ha sempre incantato in fondo è
stata la semplice bellezza, la pura e limpida armonia lungo le cui
linee sembra che l'universo si disponga in maniera automatica e
magica. E per fissarla nel suo svelarsi ecco allora intervenire in
mio aiuto la capacità della fotografia di carpire immagini e
momenti che i sensi non riescono a fermare altrimenti. La
fotografia permette di congelare l'istante, di evidenziare le cose
invisibili celate nel visibile, nell'azione repentina e fuggente,
frazionando il tempo e bloccando attimi altrimenti così veloci da
essere inafferrabili per l'occhio umano. Al tempo stesso è
altrettanto possibile, per suo tramite, fissare in un unico
fotogramma momenti successivi che sommati tra loro danno l'idea
del succedersi degli eventi: la fotografia del movimento, in cui
si stratificano vari istanti l'uno sull'altro e si riesce a dare
visibilità ad una complessità non visibile. Il mosso evidenzia
sfumature e strutture che la visione diretta non è in grado di
apprezzare".
E
nelle foto di Vito forme doppiamente precarie si palesano sotto i
nostri occhi, come il colore delle foglie autunnali, simbolo
supremo di caducità, che si specchia nel movimento della
corrente, figura solida e definita in sé ma incerta nel tempo, in
continuo viaggio.
"È
intrigante cercare di coglierne l'essenza, sotto la spinta di
un'emozione e di una magia da rappresentare, attraverso una
sfumatura, un colpo di luce: acqua e luce, quanto di più mutevole
e apparentemente immateriale e sfuggente possa esistere in
Natura."
Ma
quando il moto si placa, quando il corso d'acqua si allarga in uno
stagno o un lago, allora il flusso rallenta, le increspature pian
piano si acquietano e la superficie dell'acqua assume l'aspetto di
uno specchio: un'altra bellissima serie di foto che ha ancora come
soggetto l'acqua, ma questa volta come superficie riflettente. E
poi, ancora, l'acqua diventa ghiaccio ed ogni movimento resta
tangibile solo in apparenza, avendo nel suo corredo genetico un
destino da corrente, da zampillo, da onda.
"Il
divenire in questo caso si manifesta in un arco di tempo che è al
di fuori della nostra capacità di visione. Questo mi porta ad
osservare il ghiaccio, là dove l'acqua scorre sussurrando sotto
una spessa crosta gelata e occhieggia da brevi squarci, e lascia
intravedere la stessa materia nei suoi due stati: quello fluido
del movimento e quello statico del congelamento. Oppure sbirciare
le forme regolari delle foglie ghiacciate o il pulviscolo minuto
sospeso nell'aria, o ancora la brina che si ramifica su un rametto
secco, quasi ad anticipare un germoglio di là da venire. E nel
gioco concentrico di forme che si rincorrono su piani dimensionali
diversi, i corrugamenti del ghiacciaio sul quale scarponi chiodati
lasceranno un segno destinato a sparire anch'esso. Alla fine del
corso dei miei pensieri, dove le sabbie segnano il limite della
terra solida e quello delle mie riflessioni (riflessi?), è lo
sguardo spento di ciò che resta di un chiurlo, che suggella il
passaggio ideale da una stagione della vita ad un'altra, della
quale una volta ancora siamo noi uomini i protagonisti."
E le
forme incerte? Impresse nell'animo con le sembianze delle emozioni
e delle suggestioni che hanno sollecitato, sono ormai parte di
Vito, stavolta in modo indelebile e duraturo, ma sono anche parte
di noi grazie a questo libro, semplice e stupendo come la Natura
che Vito ha saputo ritrarre con la sua consueta bravura e
modestia.
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