Fotografia naturalistica


Collezione "Fotografi per Natura"

Vitantonio Dell'Orto

Le forme incerte

Prefazione di Giancarlo Nazari

80 pagine; 

45 foto a col.;

It; ril. 25x23

Prezzo: € 20,14

ISBN 88-86227-37-X

"Coerentemente con il mio approccio, e diversamente da molti miei colleghi, non mi sono specializzato in un genere preciso, e non amo i tecnicismi esasperati. Vivo la fotografia come esperienza di armonia con l'ambiente. Mi piace sentirmi parte del 'tutto', attingere a questa fonte inesauribile di bellezza ponendomi di fronte alla moltitudine di esseri e scenari come un loro pari, con l'umiltà di chi attribuisce la medesima importanza e dignità ad ogni manifestazione della vita naturale. La tecnica e l'esperienza sul campo sono solo i mezzi, gli strumenti tramite i quali arrivare a sgravarsi di questo fardello emotivo, e come tali necessari ed importanti, a modo loro, ma non al punto da rivestire un interesse di per se stessi, ai miei occhi; sono come gli attrezzi dell'artigiano, il quale li conosce a menadito, ma li maneggia con noncuranza, automaticamente. E sicuramente all'artigianato la fotografia naturalistica assomiglia, col suo corredo di accessori ed attrezzature a volte complesse, eccentriche e curiose, con la necessità di operare all'aperto e la manualità esasperata che a volte ciò comporta." 

(dalla Presentazione dell'Autore)


Recensioni

Le forme incerte (da "Panda", n. 10, ottobre 2005)

Le onde del vento, i riflessi della rugiada del mattino: in questo volume troverete immagini di questo tipo… pura poesia. Il fotografo Vitantonio Dell'Orto, vincitore del 1° Gran Premio Italiano di Fotografia Naturalistica, parla al cuore del lettore per fargli esplorare un "nuovo mondo". Con notazioni di tecnica fotografica, che lo arricchiscono e consigli utili per realizzare delle foto in determinate condizioni atmosferiche e temporali. Il libro fa parte di una collezione "Fotografi per Natura" che dà spazio ai migliori fotonaturalisti italiani. Il nostro invito perciò è quello di curiosare tra gli altri volumi di questa raccolta per migliorare la propria tecnica o semplicemente per ammirare e amare la natura con "occhi diversi".

La natura in foto (da "Natural Nord Ovest", gennaio 2003)

"Fotografare la natura, mi ha consentito di andare oltre, di forare il diaframma che mi separava dalla terra e che mi avvolgeva come un bozzolo, ottundendo le mie capacità di vedere, ma soprattutto di sentire con l'anima, di ascoltare lo spirito delle cose". Così si "autofotografa" Vitantonio Dell'Orto, che ha lasciato il suo lavoro dietro la scrivania per spaziare oltre gli angusti spazi dell'ufficio, per intraprendere una nuova professione. La passione che lo contraddistingue e lo esalta, gli ha consentito di ritagliarsi un ampio spazio nel variegato mondo dei grandi. Ha vinto premi importanti, ma i riconoscimenti sono serviti unicamente a stimolarlo ulteriormente. Le forme incerte, il primo volume di una collezione che si amplierà con il trascorrere degli anni, è realmente una galleria fotonaturalistica in cui il lettore trova momenti di riflessione. Osservando le belle immagini si scopre una natura diversa, capace di trasformarsi in poesia nel volgere di poche ore. Il grande laboratorio della natura ha sempre in serbo grandi sorprese. Prendiamo ad esempio gli stiletti di ghiaccio che ricoprono la superficie dell'acqua durante il disgelo. Un fotogramma passato inosservato per anni davanti ai nostri occhi. Ha ragione Dell'Orto quando scrive: "L'approccio alle forme della natura mi ha fatto scoprire la struttura intima del mondo attraverso un contatto diretto e non mediato dagli artifici e dalla società umana, un semplice rapporto di confronto con le fattezze dell'armonia, e con le riflessioni che questa relazione suscita". Un libro di fotografie "diverso" che evidenzia "forme" e sfumature che solo la natura può regalare. L'abitudine, la leggerezza, l'insofferenza divenuti compagni inseparabili della nostra vita, emergono dirompenti osservando l'altra faccia del mondo che ci circonda. La macchina fotografica nella mani di Dell'Orto si è trasformata in un pennello o spatola del pittore evidenziando luci, ombre e colori irripetibili. Ogni scatto dà una dimensione diversa dell'ambiente bistrattato dall'uomo. "Quello che so per certo è che io come altri - sostiene il fotografo - pur non credente, posso ancor oggi vivere la profonda spiritualità dei luoghi, delle atmosfere, delle montagne come ventri sacri e dei boschi come chiese".

Le forme incerte (da "inalto.com", 2003)

Recensione di Maurizio Bergamini

Paradossalmente: cosa c'è di più incerto della realtà? Già nell'antica Grecia il filosofo Eraclito aveva sottolineato come tutto scorre, tutto si muove, tutto cambia forma, sia pure con tempi e modalità diverse. Nel XXI secolo ciò potrebbe costituire un vero problema per chi ha scelto il mestiere di fotografo: fermare per sempre un attimo di realtà o fingere che esista una sua immutabilità di fondo da rappresentare? «La fotografia permette di congelare l'istante, di evidenziare le cose invisibili celate nel visibile, nell'azione repentina e fuggente, frazionando il tempo e bloccando attimi altrimenti così veloci da essere inafferrabili per l'occhio umano». Ma per ridare piena vitalità ad un'immagine occorre qualcosa di più: il movimento.

Vitantonio Dell'Orto apre il suo libro di fotografia naturalistica (campo in cui - ricordiamo - è apprezzato e premiato professionista) proprio con delle foto di movimento e di grande suggestione: «Il mosso evidenzia sfumature e strutture che la visione diretta non è in grado di apprezzare». Di che colore sono i larici in autunno riflessi in un torrente svizzero? Che forme assumono gli aghi di ghiaccio che al disgelo increspano l'acqua dei laghi norvegesi? Com'è l'attimo fuggente in cui scorgiamo due lupi giocare nei boschi della Baviera? Sono tutte forme che esistono per un attimo e poi mutano e scompaiono: non meritano la beffa di essere colte con gli artifizi tecnologici misurati in centesimi di secondo. Se guardiamo queste fotografie volutamente "mosse" con gli occhi del cuore potremo non solo scoprire la forza di certe immagini, ma anche "sentirne" i rumori, gli odori... Sono degli istanti forzatamente immobili perché sulla carta, ma che noi possiamo riaccendere e rigodere nel nostro intimo, non con la passività tipica della cinematografia, ma con la partecipazione attiva dei nostri sensi e della nostra fantasia.

Naturalmente non tutto il libro è dedicato alla fotografia di movimento. Molte stupende immagini concettualmente più tradizionali sottolineano quello che è il percorso interiore dell'autore, che, pur dichiarandosi non credente in una delle religioni "istituzionali", non può non inchinarsi allo spettacolo della Natura. «Quello che so per certo è che io come altri, pur non credente, posso ancor oggi vivere la profonda spiritualità dei luoghi, delle atmosfere, delle montagne come ventri sacri e dei boschi come chiese».

La Natura tocca le corde della sensibilità e commuove il suo spettatore con la sua semplicità e maestosità riunite: una tela di ragno imperlata di rugiada come una preziosa collana o una foresta a stento perforata dai raggi del sole. «Se definiamo "fede" l'amore e la fiducia incondizionati, allora è la fede nella Natura la via per essere nel giusto rapporto con essa, l'abbandono alle sue leggi e il rispetto a priori per ogni cosa che ne discenda».

Chi scrive questa recensione è invece credente, ma non può che rallegrarsi di fronte a certe riflessioni che inducono ad una parziale unione di anime. Resta, per me, da compiere il grande balzo: salire sulla personale montagna spirituale più alta, contemplare quella Natura che tanto ci muove il cuore e rispondere alla fatidica domanda: "chi ha creato tutto ciò?". (Poi bisognerà anche domandarsi il perchè, ma questa è ancora un'altra questione...)

L'autore ha fermato i passi di lillipuziani alpinisti su un ghiacciaio norvegese e li ha accostati alle impronte sulla sabbia e sulla neve lasciate da timidi volatili. Prima che la sabbia o la neve cancellino sia le impronte che chi le ha lasciate, sarebbe un bene per ognuno di noi il prendersi il tempo di osservare e meditare le "forme incerte" che ci circondano.

Le forme incerte (da "Oasis", n. 147, aprile 2002)

Una fitta nebbia tratteggia la silhouette di una cicogna in attesa sul suo nido. Nella Lapponia svedese, la luce del tramonto dipinge gli steli di una pianta acquatica. Una fila di eleganti arabeschi è l'unico segno del passaggio della pernice bianca nordica. Sono queste immagini, e tante altre ugualmente suggestive, raccolte nel volume fotografico Le forme incerte, edito da Pubblinova Edizioni Negri.

Con quest'opera, Vitantonio Dell'Orto ha dato prova di sapere osservare la natura con occhio attento e sensibile. Il percorso fotografico seguito dall'autore è la ricerca delle manifestazioni transitorie ed effimere della natura: le forme incerte, appunto, che Vitantonio Dell'Orto definisce "le forme in cui si manifesta la discontinuità, tutto quello che è transitorio e mutevole". Lo scorrere dell'acqua, le tracce di animali, il disegno della luce, le forme della sabbia, del ghiaccio, della vegetazione: immagini che mostrano, con affinata sensibilità, la fuggevole bellezza della natura.

Il messaggio che si coglie sfogliando le pagine di questo volume, risultato di anni di paziente lavoro, è che la natura è generosa di "forme incerte", basta saper fermarsi e osservare.

Le forme incerte (da "Fotografia Reflex", marzo 2002)

Questo volume inaugura una collana di libri che ospita i migliori fotonaturalisti italiani: praticamente un'iniziativa unica nel panorama di questo settore. E già questo è un grande punto di merito per la Pubblinova Edizioni Negri. Per inaugurare la serie è stato chiamato Vitantonio Dell'Orto, fotografo e scrittore, tiene corsi di fotografia naturalistica, ha ottenuto moltissimi premi in concorsi fotografici nazionali ed internazionali. Ma, attenzione, è uno di quei fotografi che non si montano la testa e, quindi, si presentano sempre in punta di piedi, con garbo. E qui il merito tutto suo. Le forme incerte è quindi un suo omaggio allo spettacolo quotidiano della natura ripreso in tanti anni di ricerche fotografiche, di appostamenti, di viaggi, di alzatacce all'alba, di ritorni a casa a notte fonda. "Questo è il mio primo libro - scrive nella presentazione l'autore - ed è un'esperienza strana e sottilmente inquietante parlare per iscritto a centinaia di paia di occhi circondati da visi che non conosco e che probabilmente non conoscerò mai, ma che mi giudicheranno attraverso le fotografie".

Curiosi? Intanto, chi volesse far la conoscenza con Dell'Orto può andarlo a trovare sul suo sito Internet all'indirizzo exuviaphoto.com.

Le forme incerte (da "Asferico", n. 8, dicembre 2001)

Le forme incerte non è semplicemente un volume di fotografia naturalistica, ma un libro di fotografia tout court. Le immagini seguono un percorso estetico che esplora il tema del transitorio nelle cose della natura, quindi il movimento, i passaggi di stato, le forme fugaci, mutevoli, "incerte" appunto, e lo fa attraverso soggetti a volte distanti dalla nostra realtà, a volte alla portata dell'esperienza quotidiana, ma in ogni caso ritratti con occhio pulito e partecipe, e con grande intensità. Il testo a fronte, una sorta di monologo in prima persona che sviluppa il tema, è spunto di interessanti riflessioni ed accompagna con sincronismo lo scorrere delle fotografie. Quello che ne risulta è un libro di grande fascino, un'ottima sintesi di tecnica e sensibilità godibile su più livelli. Non manca una concisa ma completa sezione di note tecniche sulla realizzazione degli scatti proposti. Il volume è snello, ben stampato e dalla grafica semplice ma lineare ed efficace, come si conviene ad una pubblicazione che ha l'immagine come protagonista.

Il titolo è il primo di una collana, denominata "Fotografi per natura", che già dal titolo dichiara l'ambizione di ospitare i migliori fotonaturalisti italiani attraverso opere snelle e coerenti che ne propongano in maniera unitaria le principali qualità stilistiche e tecniche. L'intento è di offrire un prodotto di qualità e di contribuire a diffondere la cultura fotografica e naturalistica in Italia. Non possiamo che unirci a questo auspicio, viste le carenze del nostro paese in questo campo, e, a giudicare dall'esordio, questa iniziativa sembra avere le carte in regola per provarci. Nella stessa collana è disponibile il titolo Acque di Riccardo Oggioni.

L'autore è fotografo e scrittore di natura a tempo pieno, nonché vincitore del 1° Premio Italiano di Fotografia Naturalistica organizzato dalla rivista "Oasis"; ha pubblicato articoli su "Oasis", oltre che su "Asferico" e "Nadir.it", la prima rivista italiana telematica di fotografia; insieme alla Società Italiana di Caccia Fotografica, di cui è membro, ha pubblicato nei volumi La magia della natura e nel recente Magie di natura - portfolio 2.

Le forme incerte (da "Nadir Magazine", dicembre 2001)

Un modo nuovo di accostarsi alla Natura, ma con le indispensabili curiosità, sensibilità ed umiltà.

Recensione di Rino Giardiello

Conosco ed ammiro da anni le ottime fotografie naturalistiche di Vito, sempre ineccepibili ed affascinanti (motivo per il quale hanno ricevuto numerosi riconoscimenti e sono state pubblicate sulle migliori riviste del settore), ma non avevo mai visto questa serie un po' meno legata alla caccia fotografica. Sembra nata quasi per gioco o da una riflessione interiore, magari maturata durante i tanti viaggi o le lunghe ore di attesa in un capanno: mentre l'occhio vigila, la mente si sofferma sulle forme del paesaggio, sulle simmetrie e le asimmetrie che la Natura elabora in maniera spontanea, sugli accostamenti dei colori, sulla semplice armonia priva di qualsiasi artificio.

Le forme in cui si manifesta la discontinuità, tutto quello che è transitorio e mutevole, sono quelle che Vito ha definito le "forme incerte", proprio per il loro carattere di precarietà, nello spazio o nel tempo. Ed è così semplice e a portata di mano questo tipo di esperienza, il contatto con l'ambiente naturale e con la molteplicità di entità, di forme, colori e sensazioni che basta uscire e passeggiare lungo un fiume o un torrente per trovare infinite splendide occasioni fotografiche. Non c'è bisogno di arrivare in Norvegia per trovarle: basta saper approfittare anche della gita domenicale, ma guardando le cose con occhi attenti e curiosi. Quando ci si riesce a fermare davvero, e non solo fisicamente, è possibile finalmente "vedere" le cose nel loro animarsi: lo scorrere dell'acqua, il passaggio delle nuvole, il passo lesto di un insetto… La mente può vagare e rincorrere quelle costruzioni ideali, da cui scaturiscono le riflessioni che vengono dall'osservazione delle forme naturali e la parola "contemplazione" trova finalmente una dimensione reale. Sono i momenti in cui Vito sente di essere privilegiato, non tanto perché ha il tempo e la possibilità di sperimentare queste sensazioni, quanto per avere avuto in dono dalla sorte la sensibilità per farlo.

Scrive Vito: "Ciò che però mi ha sempre incantato in fondo è stata la semplice bellezza, la pura e limpida armonia lungo le cui linee sembra che l'universo si disponga in maniera automatica e magica. E per fissarla nel suo svelarsi ecco allora intervenire in mio aiuto la capacità della fotografia di carpire immagini e momenti che i sensi non riescono a fermare altrimenti. La fotografia permette di congelare l'istante, di evidenziare le cose invisibili celate nel visibile, nell'azione repentina e fuggente, frazionando il tempo e bloccando attimi altrimenti così veloci da essere inafferrabili per l'occhio umano. Al tempo stesso è altrettanto possibile, per suo tramite, fissare in un unico fotogramma momenti successivi che sommati tra loro danno l'idea del succedersi degli eventi: la fotografia del movimento, in cui si stratificano vari istanti l'uno sull'altro e si riesce a dare visibilità ad una complessità non visibile. Il mosso evidenzia sfumature e strutture che la visione diretta non è in grado di apprezzare".

E nelle foto di Vito forme doppiamente precarie si palesano sotto i nostri occhi, come il colore delle foglie autunnali, simbolo supremo di caducità, che si specchia nel movimento della corrente, figura solida e definita in sé ma incerta nel tempo, in continuo viaggio.

"È intrigante cercare di coglierne l'essenza, sotto la spinta di un'emozione e di una magia da rappresentare, attraverso una sfumatura, un colpo di luce: acqua e luce, quanto di più mutevole e apparentemente immateriale e sfuggente possa esistere in Natura."

Ma quando il moto si placa, quando il corso d'acqua si allarga in uno stagno o un lago, allora il flusso rallenta, le increspature pian piano si acquietano e la superficie dell'acqua assume l'aspetto di uno specchio: un'altra bellissima serie di foto che ha ancora come soggetto l'acqua, ma questa volta come superficie riflettente. E poi, ancora, l'acqua diventa ghiaccio ed ogni movimento resta tangibile solo in apparenza, avendo nel suo corredo genetico un destino da corrente, da zampillo, da onda.

"Il divenire in questo caso si manifesta in un arco di tempo che è al di fuori della nostra capacità di visione. Questo mi porta ad osservare il ghiaccio, là dove l'acqua scorre sussurrando sotto una spessa crosta gelata e occhieggia da brevi squarci, e lascia intravedere la stessa materia nei suoi due stati: quello fluido del movimento e quello statico del congelamento. Oppure sbirciare le forme regolari delle foglie ghiacciate o il pulviscolo minuto sospeso nell'aria, o ancora la brina che si ramifica su un rametto secco, quasi ad anticipare un germoglio di là da venire. E nel gioco concentrico di forme che si rincorrono su piani dimensionali diversi, i corrugamenti del ghiacciaio sul quale scarponi chiodati lasceranno un segno destinato a sparire anch'esso. Alla fine del corso dei miei pensieri, dove le sabbie segnano il limite della terra solida e quello delle mie riflessioni (riflessi?), è lo sguardo spento di ciò che resta di un chiurlo, che suggella il passaggio ideale da una stagione della vita ad un'altra, della quale una volta ancora siamo noi uomini i protagonisti."

E le forme incerte? Impresse nell'animo con le sembianze delle emozioni e delle suggestioni che hanno sollecitato, sono ormai parte di Vito, stavolta in modo indelebile e duraturo, ma sono anche parte di noi grazie a questo libro, semplice e stupendo come la Natura che Vito ha saputo ritrarre con la sua consueta bravura e modestia.

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