"In
questo libro risulta evidente l'impegno e la fatica fisica che
hanno accompagnato la raccolta delle sequenze, ma anche le sottili
intuizioni che hanno permesso di interpretare i segnali di
comportamento e le rarefatte presenze, in un ambiente
meravigliosamente scarno, così diverso dalla realtà ridondante
di segni superflui cui siamo normalmente abituati. Tutte le
immagini di questo libro, oltre la riconosciuta qualità, sono
istantanee di momenti eccezionali di indiscussa veridicità e
obiettività e come tali hanno anche un preciso valore
scientifico. Credo che pochi fotografi, oltre Domenico, possano
vantare una così ampia varietà di scatti sull'aquila reale, cosa
ancora più difficile in un paese dove vige la legge della
doppietta e molti animali sono particolarmente
diffidenti."
(dalla
Prefazione di Paolo Fioratti)
Recensioni
Obiettivo
Aquila (da "Asferico",
n. 15, aprile 2004)
Recensione
di Armando Maniciati
È
il terzo volume della Collana "Fotografi per Natura". In
questo libro, Ruiu, grande protagonista della sua terra, la
Sardegna, ci porta a scoprire l'aquila.
Pochi
fotografi possono vantare una così ampia varietà di scatti
sull'aquila reale, e risulta evidente in questo libro l'impegno e
la fatica dell'autore nella raccolta di queste belle immagini, che
danno anche testimonianza scientifica del lungo lavoro svolto.
Un
racconto per immagini, accompagnato da note tecniche e commenti,
capaci di trasmettere l'amore dell'autore per quella straordinaria
creatura che è la regina dei cieli. "L'aquila è un'altra
cosa… è un'emozione infinita" dice Ruiu.
Stregato
da sempre dagli animali, ha comunque una preferenza per i
predatori che diventa definitiva con l'aquila, creatura superba, e
indiscusso simbolo di infinita libertà.
Obiettivo
Aquila (da "Tutti Fotografi", n. 2, febbraio 2004)
Un
fotografo alle prese con il più maestoso rapace, l'aquila reale.
Tenacia, lunghe attese, potenti teleobiettivi per immagini
straordinarie.
Recensione
di Maurizio Capobussi
L'aquila
è un lampo nero che si tuffa dal cielo, che saetta sulla preda in
un attimo. Noi fotografi conosciamo bene la capacità visiva
leggendaria di questo predatore ed è nota anche la pubblicità di
una celebre ottica Zeiss, relativa all'obiettivo Tessar definito
"occhio d'aquila", appunto, per le sue indubitabili doti
di alto contrasto, per un'incisività scalpellante. È chiaro: per
cacciare con successo, il predatore aquila deve anzitutto sapere
vedere bene, anzi benissimo, da molto lontano.
A
Domenico Ruiu hanno chiesto più volte perché avesse scelto
l'aquila come soggetto. La risposta è stata lapidaria: "Che
altro, se non l'aquila?". È la regina dei cieli, è in cima
alla piramide evolutiva, è simbolo di forza e nobiltà. È un
soggetto difficile da fotografare, ma proprio per questo
affascinante.
Abbiamo
chiesto a Ruiu di raccontare qualche episodio della sua avventura.
Ho
iniziato con una Nikon F2 Photomic, ci ha detto, nell'aprile del
1977, in appostamento. La macchina era dotata di un obiettivo
molto noto in casa Nikon, il 300mm f/4.5 ed era caricata con la
splendida pellicola Kodachrome 64, una emulsione capace di
regalare belle immagini con un minimo di grana. Il luogo era il
Supramonte di Oliena, un'area frequentata dai grifoni. L'esca era
la carcassa di un vitellino. Speravo di scattare agli avvoltoi, ci
ha detto, gli ultimi e sempre minacciati esemplari della Sardegna.
Fui deluso quando, invece, mi giunse davanti un'aquila reale, che
iniziò a cibarsi. L'ho fotografata rammaricandomi dello scambio.
Mi è occorso qualche minuto per rendermi conto che stavo
documentando un avvenimento raro: l'insolito pasto di un'aquila su
carogna. Sono state le mie prime foto ad un'aquila.
Sono
trascorsi vent'anni e l'iniziale interesse di Domenico Ruiu per
l'aquila è felicemente sfociato nella pubblicazione di un libro
specifico. Si intitola, appunto, Obiettivo Aquila.
"Le
foto di Ruiu - scrive Paolo Fioratti nella prefazione del volume -
sono spesso istantanee di momenti eccezionali, di indiscussa
veridicità e obiettività. E come tali hanno anche un preciso
valore scientifico".
Momenti
straordinari. L'aquila è una straordinaria veleggiatrice, sa
cogliere brezze leggere, rimane facilmente in quota. Per
fotografarla al meglio in tali condizioni sono assolutamente
indispensabili lunghi teleobiettivi.
Caccia
piccoli mammiferi, lepri, gatti selvatici, martore, cinghialetti,
piccoli di muflone o di cervo, ricci, anche serpi. Spesso preda i
piccoli di volpe. Siamo ad un punto critico: un bersaglio
emozionante, una preda d'alta classe, a volte può essere
addirittura anche una volpe adulta.
A
questo proposito va detto che Domenico Ruiu ha avuto la fortuna,
ma dovremmo dire meglio la pazienza e la costanza di infiniti
appostamenti, di cogliere proprio un'azione di predazione di
questo tipo.
L'aquila
adulta che il fotografo stava seguendo ha attaccato con successo
una volpe adulta: artigli piantati nelle reni e nel collo,
tentativi spasmodici della volpe di mordere il rapace in volo, di
difendersi. Nessuno scampo: con un possente battito d'ali l'aquila
reale ha avuto la meglio ed ha portato con sé la preda.
Per
il fotografo, cogliere l'occasione di scattare una scena di questo
genere è già un grande successo. Ma la storia non è finita
così rapidamente. Infatti se, come normalmente accade, l'aquila
è un maschio, si può avere un'altra occasione di osservazione
naturalistica: l'aquila infatti si reca spesso in volo verso la
compagna, che attende su una roccia. Deposita la preda, con una
cerimonia di scambio, poi riprende il volo e, spesso, inizia a
dare spettacolo con uno straordinario volo "a festoni".
È un momento eccezionale, che Ruiu ha potuto riprendere e che
"celebra" l'avvenuta cattura.
Domenico
Ruiu ha scattato scene indimenticabili. Nel momento della
predazione vera e propria ha colto il maschio dell'aquila, con la
volpe adulta tra gli artigli, riprendendo con una Nikon F-90X
equipaggiata con un supertele Nikkor IF-ED 500mm f/4 dotato di
moltiplicatore di focale TC14. La pellicola era una Fujichrome
100F, emulsione preziosa per la grana fine e caratterizzata da una
"sufficiente" sensibilità.
Poi,
ha completato l'opera fotografica riprendendo il volo del rapace,
sempre con il 500mm f/4, con pellicola Velvia 50 ISO. Infine, è
riuscito a cogliere la femmina su di un posatoio, un alto roccione,
con ai piedi la volpe depositata dal maschio, che ha iniziato a
volarle davanti. Riprese notevoli, queste ultime effettuate con
una Canon EOS 30 caricata con pellicola Velvia 50 ISO ed
equipaggiata con l'ottimo zoom Canon 100-400mm f/4.5.
Ecco
la solitaria regina del vento. Immagini che raccontano un mondo
tenero e selvaggio (da
"La Nuova Sardegna", 26 agosto 2003)
Continua
l'affascinante viaggio nel mondo dei rapaci tra i monti aspri di
una Sardegna sconosciuta.
Recensione
di Piero Mannironi
Anche
la violenza può nascondere un fascino. E perfino portarsi dentro
una crudele poesia. Perché nella natura la violenza ha sempre una
sua legittimità: è una forma di necessità, una strategia
obbligata di sopravvivenza. E questo fascino lo conosce molto bene
Domenico Ruiu, che da anni "cattura" con il suo
obiettivo la vita nascosta di un mondo selvaggio e per molti
sconosciuto. Dietro ogni suo scatto, ogni sua immagine, c'è un
universo ignoto di fatica, di passione, di pazienza e di amore.
Sì, amore. Perché solo l'amore può giustificare e far capire
cosa può spingere un uomo ad arrampicarsi su costoni rocciosi, a
volte levigati come il vetro, in giorni di sole cattivo o di
pioggia. Cosa lo porta a nascondersi tra arbusti e alberi,
nell'attesa di catturare un momento magico e fatale della commedia
tragica della vita.
Domenico Ruiu, 56 anni, nuorese, ha dedicato il suo ultimo libro
fotografico (Obiettivo Aquila - Pubblinova Edizioni Negri)
alla regina dei suoi amati rapaci: l'aquila.
"Perché l'aquila? - scrive il naturalista nella sua
presentazione - Alla domanda che spesso mi viene posta, non so
dare altra risposta dell'ormai rituale: Che altro se non
l'aquila?".
E poi continua: "Stregato da sempre dagli animali, tutti, ho
comunque una definita preferenza per i predatori. Che diventa
definitiva con l'aquila, creatura superba, non a caso regina dei
cieli, indiscusso simbolo di altezzosa regalità e infinita
libertà". Questo amore dura da più di vent'anni, dalla
prima volta che Domenico Ruiu la incontrò sul Supramonte di
Oliena. Esattamente il 3 aprile del 1977.
"Le debbo notti insonni, - dice - attese estenuanti, scalate
insidiose, timori nascosti, temporali inquietanti, fatiche improbe
e frustrazioni frustranti".
E questo amore Domenico Ruiu lo trasmette agli altri con le sue
fotografie che sanno suscitare profonde emozioni. Ecco l'aquila
scivolare nel vento alla ricerca di una preda; ecco le sue
micidiali picchiate verso animali che, per un brevissimo attimo,
vedranno solo un'ombra possente prima di avere la consapevolezza
della morte; eccola che sale verso il suo nido, nascosto su pareti
rocciose inaccessibili, stringendo la preda tra gli artigli. Ma in
queste immagini c'è anche l'aspetto più segreto della regina dei
cieli. Domenico Ruiu è riuscito infatti a "rubare"
momenti di straordinaria tenerezza. Per esempio, quando l'aquila
accudisce i suoi pulcini. Oppure ha saputo trasmetterci la magia
del gioco, quando il rapace si lascia cullare dal vento,
dondolandosi dolcemente. È una scoperta, è un piccolo
straordinario viaggio nella vita di una creatura quasi mitica
nell'immaginario collettivo. Diventata un simbolo in molte
culture.
Domenico Ruiu ci guida anche alla scoperta delle sconosciute
geometrie che regolano la vita delle aquile. Cioè le regole che
ispirano la loro vita. Per esempio, ecco l'aquilotto, che usa come
salvacondotto per la propria sopravvivenza, una striscia di piume
bianche che gli attraversa trasversalmente le ali. Grazie a questo
segno di riconoscimento, potrà attraversare territori che
altrimenti gli sarebbero proibiti, perché terreno di caccia
esclusivo di aquile adulte. La sua presenza sarà così tollerata.
E lui potrà completare il tirocinio della sua vita di predatore e
trovare così il suo regno futuro.
Poi, le crude immagini della caccia. Le inutili fughe di volpi,
pernici, lepri e perfino piccoli mufloni. Il rito sanguinoso che
si compie con la rapidità della folgore. E infine le regole della
"famiglia": il maschio, dopo aver catturato la preda, la
offre alla femmina che, appena sazia, cede il pasto al pulcino. Il
viaggio continua con il corteggiamento. Con il maschio che offre
come dono alla femmina piccole frasche di corbezzolo. Ma anche con
il consumarsi delle terribili regole imposte dalla selezione
naturale. E così, vicino a immagini di grande dolcezza, ecco
immagini che raccontano perfino il fratricidio: quando il pulcino
più forte, per sopravvivere, uccide il fratello.
Il miglior tributo alla fatica di Domenico Ruiu lo offre, nella
prefazione, Paolo Fioratti, editore e presidente dell'Associazione
Fotografi Naturalisti Italiani: "In questo libro risulta
evidente l'impegno e la fatica fisica che hanno accompagnato la
raccolta delle sequenze, ma anche le sottili intuizioni che hanno
permesso di interpretare i segnali di comportamento e le rarefatte
presenze, in un ambiente meravigliosamente scarno, così diverso
dalla realtà ridondante di segni superflui cui siamo normalmente
abituati. Tutte le immagini di questo libro, oltre la riconosciuta
qualità, sono istantanee di momenti eccezionali di indiscussa
veridicità e obiettività e come tali hanno anche un preciso
valore scientifico".
Domenico Ruiu ci ha abituato a regalarci emozioni. Questa volta ci
regala un suo sincero e appassionato atto d'amore.
Volando
con l'aquila: omaggio a una regina (da "L'Unione
Sarda", 26 luglio 2003)
In
un volume le eccezionali fotografie di Domenico Ruiu.
Recensione
di Angelo Pani
Tutto
fa di lei, regina degli immensi spazi che sovrastano foreste e
montagne. Le ali, lievi nel seguire le correnti ascensionali, ma
pronte a scattare in saettanti picchiate e altrettanto repentine
virate. Gli artigli possenti, in grado di ghermire prede della sua
stessa mole. Lo sguardo vigile e fiero che trasmette un'immagine
di forza e che ne fa, presso tutti i popoli, il simbolo per
eccellenza del potere e della regalità. All'aquila, che l'ha
stregato nei lunghi appostamenti della sua attività di fotografo
naturalista, Domenico Ruiu ha dedicato la sua più recente opera:
un libro fotografico dove ha raccolto gli scatti migliori
realizzati in più di vent'anni di inappagato corteggiamento.
C'è molto amore in queste pagine disseminate di immagini. Non il
compiacimento di chi vuole esibire lo scatto irripetibile. E, se
è vero che le immagini parlano, un amore corrisposto. Perché il
genere di reportage in cui il fotografo nuorese è maestro non
consente fugaci avventure. Per riprendere un'aquila mentre
ghermisce la preda non bastano sofisticati corpi macchina,
obiettivi ultraincisivi e pellicole in grado di riprodurre le più
sottili sfumature di colore. Per cogliere il re dei rapaci mentre
si libra in cielo lanciando il suo grido occorre saper volare con
lui. Occorre conoscerne le attitudini, essere in grado di
valutarne le possibilità, intuirne i limiti. Per poter dialogare
con lui attraverso le lenti alla fluorite di una 500 millimetri è
indispensabile essere un po' aquila. E se si crea un feeling, se
l'uomo nascosto dietro un telo mimetico riesce a connettersi con
quel puntino nero che veleggia in quota scrutando le pareti
calcaree del monte Corrasi, allora arrivano immagini in grado di
trasmettere emozioni anche attraverso le illustrazioni di un libro
fresco di stampa.
Con quest'opera (Obiettivo Aquila, Pubblinova Edizioni
Negri, 80 pagine, euro 20,50) Domenico Ruiu ha voluto rendere
omaggio al rapace che, ammette lui stesso, "mi ha
irrimediabilmente stregato". Un incontro nato quasi per caso
con un "puntino scuro", che diventa "nell'eternità
dell'indimenticabile attimo della picchiata, una formidabile
macchina da preda", si è trasformato nel tempo in una
costante frequentazione che ha imposto come prezzo "notti
insonni, attese estenuanti, scalate insidiose" e frustranti
delusioni. Basti la prima delle immagini - l'aquila che vola verso
il nido con la preda ghermita tra gli artigli - per capire quanto
ne sia valsa la pena.
Ma non è solo il formidabile cacciatore alato quello che Domenico
Ruiu è andato a cercare coi lunghi appostamenti nelle montagne di
tutta l'Isola. L'immagine dell'aquila che plana verso il nido
stringendo tra gli artigli un ramo di leccio è di una bellezza
struggente, preludio di una galleria di foto dedicate
all'amorevole attenzione che sua maestà rivolge al nido.
Ma quel rapace che sfronda gli alberi per ingrandire con le loro
foglie il suo rifugio e che assiste con amorevole sollecitudine la
sua prole è lo stesso che strazia le carni di un cucciolo di
volpe e assiste impassibile alla morte di uno dei suoi pulcini,
sopraffatto dal fratello più robusto. Questo ci dicono le
immagini del fotografo nuorese, fedele rappresentazione di una
natura che non è crudele ma risponde a precise leggi di
necessità.
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